Nel post precedente ho pubblicato questo spezzone di una puntata di Agorà Estate
Possiamo fare tre ordini di considerazioni:
1) A fronte di un compassato Cofferati, Facco appare nervoso, quasi impaziente di dirne quattro all'ex sindacalista. Atteggiamento comprensibile in un esordiente che non vede l'ora di sfruttare al meglio i suoi cinque minuti di notorietà. Leonardo Facco, tuttavia, non è un esordiente: giornalista, scrittore e attivista politico dovrebbe essere avvezzo a partecipare ai pubblici dibattiti. Scopre subito le sue carte sfoderando senza diplomazia il suo credo libertario. Potrebbe avere ragione ma espone i suoi argomenti in maniera scomposta e rabbiosa, rendendosi indisponente e vanificando la poca credibilità che i suoi argomenti possono vantare.
2) Ammettiamo che l'attività svolta da Cofferati, impiegato alla Pirelli, dirigente sindacale, sindaco di Bologna ed europarlamentare, non rientri nella nozione di lavoro accolta da Facco. L'argumentum ad personam è un pessimo stratagemma retorico: se anche Cofferati fosse un nullafacente, un parassita, un soggetto socialmente pericoloso dal quale è giusto difendersi, ciò non sarebbe sufficiente a confutare le sue affermazioni in materia di politica fiscale o investimenti pubblici.
3) Leonardo Facco è stato giornalista de La Padania; in seguito si è allontanato dalla Lega denunciandone la deriva partitocratica, rimanendo però visceralmente e integralmente leghista; cura un blog per il Giornale( anche se mi risulta che non sia stato aggiornato di recente); è tra i fondatori del Movimento Libertario di cui è instancabile animatore. In rete sono disponibili i suoi interventi su svariati argomenti che non lasciano alcun dubbio sulla sua appartenenza politica.
Per quale ragione Facco, uomo politicamente impegnato, avverte l'insopprimibile necessità di gettare fango su un uomo dalla condotta inappuntabile come Cofferati? Per quale ragione si accredita come campione dell'antipolitica?
La risposta che azzardo è straordinariamente scontata.
Perché l'antipolitica funziona. La critica alla casta, ai "politici", alla burocrazia e alle tasse che strozzano le imprese, ai servizi pubblici inefficienti e costosi è una moneta spendibile sul mercato politico.
Cofferati naturalmente è il bersaglio ideale per questo genere di polemiche. È
stato al vertice del più importante sindacato italiano dal 1994 al 2002. Se pensiamo che la CGIL, nel corso del ventennio berlusconiano, è stata l'unica organizzazione in grado di mobilitare in maniera quasi compatta il mondo del lavoro, possiamo comprendere le ragioni di tanto livore.
Infine, proviamo a chiederci di quali categorie sociali Facco si erge a portavoce. Anche la risposta a questa domanda, se si dispone di correttezza intellettuale e buon senso, sarà di una spiazzante chiarezza.