domenica 10 febbraio 2013

Un minatore in Senato


                                                   
Luigi Manca di mestiere fa il minatore. È capolista di Rivoluzione Civile per il Senato della Repubblica. Mi fa girare la testa l'idea che possa diventare Senatore, carica un tempo di nomina regia e destinata ai notabili del Regno,  magistrati, alti ufficiali delle forze armate, ministri, arcivescovi e vescovi, ambasciatori...
Lo Statuto Albertino e la legislazione elettorale sono stati concepiti in maniera tale da tenere fuori dalle stanze del potere le classi lavoratrici, di fatto escluse dall'elettorato passivo e attivo.
Anche in epoca repubblicana, nonostante l'introduzione del suffragio universale, l'accesso alle camere legislative era quasi esclusivamente appannaggio dei ceti elevati. Il mondo del lavoro, tuttavia, poteva contare su un grande partito comunista, il più grande del mondo occidentale, capillarmente radicato nel territorio e in grado di portare le istanze della classe lavoratrice dentro le istituzioni.
Col crollo del muro di Berlino e la dissoluzione del PCI è venuta meno anche l'egemonia culturale della sinistra a vantaggio della retorica mercatista e liberista, che ha conosciuto il suo apice nel ventennio berlusconiano e nei governi cosiddetti tecnici. Nel 2008, complice una legge elettorale giustamente apostrofata come porcata, i comunisti sono fuoriusciti dal parlamento. 
Sono certo che Luigi abbia tante cose da dire sul mondo del lavoro, che conosce per esperienza diretta: c'è una differenza di fondo tra un uomo che scende a cinquecento metri sotto terra per mantenere se stesso e la propria famiglia e un professore universitario che in virtù dei suoi titoli accademici si sente in diritto di imporre sacrifici a chi da sempre vive di fatica e sudore, tutti i giorni, rischiando anche di lasciarci la pelle.
Ci piacerebbe che fosse lui, il minatore Luigi Manca, a fare lezione. Non è mai troppo tardi per imparare, neppure per un docente della Bocconi.



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