lunedì 24 dicembre 2012

Martire mancato

Napolitano è stato spietato. Ha commutato i 14 mesi di reclusione inflitti ad Alessandro Sallusti in una pena pecuniaria di quindicimila euro, sottraendolo allo splendore del martirio. I posteri e le biblioteche saranno privati delle sue memorie carcerarie. Mi sarebbe piaciuto poter leggere i Quaderni dal carcere di San Vittore. 
I fatti sono noti: il giornalista viene condannato per un articolo pubblicato nel 2007 dal quotidiano Libero, di cui era all'epoca direttore, in cui si accusa un magistrato di aver costretto ad abortire una ragazzina di tredici anni. Il giudice non gradisce e sporge querela. La vicenda approda in Cassazione che qualche giorno fa conferma la sentenza. Sallusti, sottoposto ad arresti domiciliari, evade e si reca alla sede del Giornale, dove viene prelevato dalla polizia.  Commenta amareggiato "Non si esegue l'arresto di un giornalista all'interno di un giornale". E dove sta scritto? Quale norma procedurale è stata violata? Ovvio che la polizia va a prelevare il ricercato nei posti dove presumibilmente si trova. Questa volta il compito delle forze dell'ordine è stato facilitato perché l'evaso ha manifestato pubblicamente i suoi intenti e si è premurato di comunicare il luogo in cui avrebbe trascorso la latitanza.
Non mi risulta peraltro che le sedi dei giornali godano di speciale immunità, né per chi ci lavora né per altri.
Sembra che Sallusti abbia fatto di tutto per finire in cella e dimostrare che in Italia non esiste libertà di stampa, che i giornalisti sono perseguitati, che la magistratura italiana è forcaiola, giustizialista e, ovviamente, politicizzata.
Personalmente vedo la faccenda in maniera un po' più disincantata. Sallusti era ed è rimasto un giornalista al servizio di un padrone. Uno dei giornali da lui diretti, Libero, cavalca biecamente e bassamente una triste vicenda di cronaca giudiziaria per mettere in discussione i principi stessi su cui si fonda la 194, strizzando così l'occhio alla destra clericale, e, allo stesso tempo, perpetrare l'ennesimo affondo contro la magistratura, operazione questa sempre gradita nei dintorni di casa Berlusconi.
Ora, se è quantomeno discutibile mandare in carcere il direttore di un giornale per le intemperanze di un suo redattore, è del tutto fuori luogo assimilare Sallusti ad un martire per la libertà, come Gramsci, Mandela e Gandhi.

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