giovedì 6 settembre 2012

Fermare il Giannino

Diffidate di chi vuole andare oltre la destra e la sinistra. Guardatevi da chi predica che destra e sinistra sono uguali. State attenti a all'obbiettività e  ai salvatori della patria che dicono di volere solo il bene del paese, superando gli steccati e le contrapposizioni ideologiche.  E tenetevi lontano da chi scopre la politica in tarda età e decide di dare il proprio contributo alla rinascita del paese.
Dietro l' ostentato superamento dei concetti di destra e sinistra, si cela la peggiore politica di destra che si possa immaginare. 
In tempi di crisi economica come quello che stiamo attraversando è facile che si facciano avanti personaggi fantasiosi e folcloristici ed è statisticamente probabile che la classe dominante cerchi di riciclarsi impadronendosi delle parole d'ordine proprie dell'antipolitica. 
Anche oggi, conformemente alla tradizione, l'Italia può esibire i suoi aspiranti statisti, tra cui si possono menzionare Emilio Fede, distintosi nell'ultimo ventennio per il suo smodato servilismo, Giulio Tremonti, più volte ministro durante l'era Berlusconi, che non esclude di fondare un partito tutto suo, Beppe Grillo, che col suo Movimento Cinque Stelle ha ottenuto preoccupanti risultati alle amministrative del 2011 del 2012.
Paradossalmente la crisi del sistema partitico sta determinando il moltiplicarsi di partiti e partitini, ciascuno con la sua ricetta infallibile per salvare la  nazione dal dissesto.
Fra le proposte politiche merita qualche attenzione particolare il manifesto fermare il declino, a metà strada tra pensatoio e partito politico. I firmatari articolano il loro appello in dieci proposteÈ sufficiente una lettura neanche troppo approfondita per comprendere che si tratta di un progetto politico di chiara impronta liberista. Liberalizzazioni, concorrenza, competitività, meritocrazia, privatizzazioni, taglio della spesa pubblica: queste, in sintesi estrema, le parole d'ordine dei fermadeclinisti. Leggendo il documento che accompagna la nascita del movimento parrebbe che il mondo venga fuori da da una serie di piani quinquennali e non da un trentennio abbondante di politiche liberiste, di cui, al più, può costituire un tentativo legittimazione in corso d'opera. 
Non è necessario molto acume politico per comprendere a chi giovi la svolta mercatista in atto. Scorriamo l'elenco dei promotori iniziali: nessuno di essi ha agganci con il movimento dei lavoratori, col socialismo e neppure con la più tenue socialdemocrazia. La professione che ricorre maggiormente tra gli aderenti è quella di imprenditore. Un altro mondo, totalmente altro a quello del lavoro a cui è anzi strutturalmente contrapposto.
Fermare il declino, quindi, è latore di una precisa proposta politica, perfettamente legittima naturalmente, una proposta marcatamente di destra tuttavia, che ha i suoi ceti di riferimento e il suo retroterra culturale. Come tale il movimento deve essere preso in considerazione e, per quanto è nelle nostre forze, fermato.

1 commento:

  1. fermiamo i fermadeclinisti, i decrescitisti e i signoraggisti. Se rimane un pò di tempo anche i cinquestellisti e i leghisti. Ma senza dimenticare i berlusconisti e i casinisti e dunque i finisti e ruttellisti.
    I piddini poi te li raccomando respingiamoli con ingenti perdite. E poi quei radical chic dei sellisti ventolisti.
    Se poi penso che i dipietristi hanno arie da fascisti mi vien da pensare che anche contro di loro devo lottare. E poi, e poi....i papisti devo esiliare e dai monttezemolisti le spalle mi devo guardare.

    Il sol dell'avvenire è lontano compagno Barmina.

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