martedì 14 agosto 2012

Attenti a quei due

Proprio mentre apprendo che la spending review decurterà i tribunali sardi di ben sette sezioni staccate, mi imbatto nell'editoriale di Alesina e Giavazzi, I compromessi che non servono. Il pulpito è sempre lo stesso, le colonne del Corriere della Sera; il linguaggio è semplice e i toni ultimativi; il contenuto non riserva nessuna sorpresa e si risolve in un'intimazione a perseverare nei tagli alla spesa pubblica, intimazione rivolta non a Monti, che se la cava benissimo anche senza i sermoni del Corrierone, ma ai partiti che sostengono il suo governo, caso mai dovessero avere una crisi di coscienza o magari ricordarsi che il prossimo anno si va ad elezioni politiche.
Ad urtare non è tanto la linea politica di Giavazzi e Alesina, quanto la pretesa oggettività dei loro assunti, il tono saccente e professorale di chi ha capito tutto e vuole dispensare le sue conoscenze al popolo bue che invece non capisce niente. 
Esiste un serio problema di debito pubblico e di economia che non cresce. Ma davvero? Pensavamo di essere in pieno boom economico. La ricetta per far ripartire l'economia è naturalmente una sola, senza spazio per la mediazione politica: taglio della spesa pubblica. Dal momento che i soloni di via Solferino non sono disposti a mettere in discussione le grandi opere, costose e inutili, né le commesse militari, sembra di capire che si debba continuare ad infierire con diabolica perseveranza su scuola, sanità, previdenza, giustizia. Giavazzi e Alesina riconoscono che il governo Monti ha già fatto tanto ma ancora non basta. Siamo ad un bivio. I compromessi gradualisti non bastano più. L'Italia si può ancora salvare dal default solo con privatizzazioni, riforma del mercato del lavoro, seppellimento dello stato sociale.
Chi invoca sacrifici in nome di un non meglio precisato radioso domani pretende, anzi sa, che non pagherà in prima persona. Posizione di comodo quella di chi vuol presentare il conto agli altri. Se gli altri sono quelli che hanno meno perché hanno già dato, allora un simile atteggiamento è anche censurabile sotto il profilo etico-politico. 
Giavazzi e Alesina fanno appello agli interessi dei nostri figli. Ovviamente è lecito domandarsi quale estensione abbia l'aggettivo possessivo nostri. Dubito fortemente che gli interessi dei loro figli coincidano alla perfezione con gli interessi dei nostri figli. In ogni caso facciamo finta di fidarci. Quando si lagneranno perché dovranno alzarsi un'ora prima degli altri per andare a scuola, perché se si ammalano son cavoli loro, perché hanno le scarpe sempre più consumate, perché ci sono meno soldi a casa, perché babbo è stato esodato, allora proveremo a spiegare che adesso fa un male cane ma è tutto per il loro bene.  

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