Vi sono dei luoghi
che hanno una straordinaria potenza simbolica, che significano qualcosa,
divengono uno spazio affettivo in relazione alle esperienze di ciascuno di noi.
Sono i luoghi di una memoria
potenzialmente condivisa. Così, ad esempio, le Fosse Ardeatine, non sono ricordate per essere una dismessa cava di
piroclastite ma perché i nazisti vi uccisero, a sangue freddo, 335 persone per
rappresaglia contro l’attentato di Via
Rasella a Roma; le foibe del Carso interessano poco i geologi e
moltissimo gli storici; a Marcinelle, nel 1956, trovarono la morte di 262 minatori.
L’elenco potrebbe continuare ad libitum.
Se si guarda l’icona del mio profilo si comprende perché Barcellona, Guernica e Badajoz mi sono particolarmente care.
Continuando in
questo gioco delle associazioni libere sono arrivato a Chicago, e gli ho attribuito un significato duplice.
I martiri di
Chicago
Il
primo maggio 1886 i sindacati organizzarono a Chicago uno
sciopero per rivendicare la giornata lavorativa di otto ore. Le condizioni di
lavoro in città erano miserabili, con molti operai impegnati nelle loro
mansioni dalle dieci alle dodici ore giornaliere, spesso sei giorni alla settimana
e a volte in condizioni pericolose. Il 3 maggio gli scioperanti si incontrarono di fronte alla fabbrica di mietitrici McCormick e vennero attaccati senza preavviso
dalla polizia. L’attacco provocò due morti e numerosi feriti. Alcuni anarchici distribuirono dei volantini che invitavano gli operai ad un presidio ad Haymarket Square per protestare contro
il comportamento della polizia. Il presidio iniziò pacificamente il pomeriggio
del 4 maggio, con l'anarchico August Spies che parla alla folla da un
carro al lato della strada. Improvvisamente la polizia ordinò alla folla di
disperdersi, cominciando a marciare in formazione verso il carro degli oratori.
Fu a quel punto che un piccolo ordigno esplose vicino alla prima linea della
polizia uccidendo un poliziotto, Mathias J. Degan. A quel punto la polizia aprì
il fuoco sulla folla, ferendo dozzine di persone e uccidendone undici, fra cui
sette agenti, molto probabilmente colpiti dal fuoco amico.
Otto
persone collegate direttamente o indirettamente con la protesta furono accusati
della morte di Degan: August Spies, Albert Parsons, Adolph Fischer, George Engel, Louis Lingg, Michael Schwab, Samuel Fielden e Oscar Neebe. Il processo, presieduto da Joseph Gary, si concluse con condanna a morte
per sette di loro e a 15 anni di reclusione per Neebe.
Il caso può essere citato
come un esempio di malagiustizia americana. Spies, Parsons, Fischer, Engel, Lingg, Schwab, Fielden e Neebe sono ricordati
ancora come i Martiri di Chicago.
Chicago boys
Con l’espressione Scuola di Chicago si fa riferimento alla
scuola economica neoliberista e alle teorie di Milton Friedman, sotto la cui
egida si formò, attorno al 1970, il gruppo di economisti cileni noti col nome di
Chicago Boys. Assunti al ministero
dell’economia presieduto da José Piñera sotto il regime di Pinochet, diedero il loro efficace contributo, da tecnici diremmo oggi,
a sbarrare la via al socialismo che aveva imboccato il Cile di Allende.
Grazie alle politiche
neoliberiste, taglio della spesa pubblica e privatizzazioni, unite ad una
brutale repressione del movimento sindacale, l’economia conobbe un
significativo momento di recupero, al punto che alcuni economisti si sentirono
autorizzati a parlare di miracolo
economico cileno.
Pinochet è morto senza
aver pagato per le sue nefandezze. Le 2.279 vittime accertate dalla commissione Rettig illustrano bene uno dei paradossi del liberismo: la libertà economica, che postula liberalizzazioni,
privatizzazioni e riduzione al minimo dell’intervento pubblico, richiede, per
contro, uno stato illiberale che reprima il malcontento dei ceti subalterni,
elimini il dissenso e sopprima il movimento sindacale.
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